In tempi recenti è aumentata la richiesta di informazioni circa l’argomento dei protesti bancari. In tempi difficili come quelli attuali può succedere, ed è statisticamente più frequente, di subire un protesto bancario, o maggiormente, la richiesta di conti correnti per protestati.
In questo articolo scopriremo come è possibile capire se si è protestati. Prima di lanciarci nel mondo dei protesti daremo una breve informativa su cosa sono i protesti e cosa prevede la legge.
Ho subito un protesto bancario: cosa significa?
L’atto solenne in cui la figura designata del pubblico ufficiale sancisce il mancato incasso di un titolo di credito, è definita Protesto.
Il titolo di credito è un qualunque titolo a mezzo del quale si invia un pagamento, sia esso il classico assegno circolare bancario o postale, cambiale, vaglia, o tratta. (la tratta
è un pagamento che avviene tramite un terzo).
Può capitare quindi al titolare di un’attività di ricevere un protesto. Questa situazione non è affatto da sottovalutare, perché subire un protesto bancario comporta l’iscrizione ad albi pubblici consultabili da chiunque. Questi sono due:
- Bollettino protesti: In questo elenco aggiornato con cadenza mensile vengono aggiunti tutti i nuovi protestati. L’iscrizione a questo albo informatico fortunatamente non è permanente ed è possibile farsi cancellare tramite modalità che vedremo a breve.
- Registro CAI (centrale allarme interbancaria): finire in questo registro non è affatto un gioco, infatti i protestati che si ritroveranno elencati qui dentro saranno monitorati dagli istituti di credito o banche, che quindi potrebbero non approvare l’apertura del conto o il finanziamento del credito.
Cosa succede Se si finisce nell’elenco protestati.
L’iscrizione al Bollettino protesti in primis e al registro CAI è sono da evitare il più possibile. Essere iscritti in questi due elenchi comporta la quasi impossibilità di ricevere un prestito bancario per tempi piuttosto lunghi che comprendono almeno tutta la durata dell’iscrizione, che dura cinque anni. Questo è facile da intendere: nessuna banca concederebbe un prestito a qualcuno che non salda i suoi debiti.
Come capire se si è stati protestati.
Se si fosse in dubbio sull’essere o meno nel registro protestati, è importante sapere che quando un creditore effettua l’iter per protesto bancario, nelle prime fasi il pubblico ufficiale tenta un recupero veloce del credito.
Il protestato per prima cosa riceve un Avviso di Levata, che è un sollecito per affrettarsi ad effettuare il mancato pagamento. Questo è il primo passo nel percorso di iscrizione all’elenco protestati.
Se non si provvederà al pagamento, su richiesta del creditore potrà essere effettuato il pignoramento dei beni per un quantitativo congruo a ripagare la cifra.
Se non vi fossero pervenuti l’avviso di pagamento né il pignoramento, è possibile consultare direttamente l’Albo protesti che è pubblico e consultabile da tutti.
Attraverso la procedura telematica facile e veloce, sarà possibile richiedere la visura dei protesti relativa al nominativo del protesto bancario, e/o un certificato che non contiene nominativi ma soltanto tutte le indicazioni relative all’esistenza o meno di un protesto bancario.
Come uscire dall’elenco protestati.
Se si è stati inseriti nell’elenco protestati per un mancato pagamento, come un assegno scoperto, non tutto è perduto.
Le modalità con cui si può uscire dall’elenco protesti previste per legge sono solo tre: per avvenuto pagamento, per protesto frutto di un errore, o per riabilitazione.
In caso di inserimento soltanto nel Bollettino protesti, si ha un anno di tempo per saldare il debito ed è possibile essere rimossi automaticamente. Come abbiamo visto nel paragrafo precedente questa misura non è ancora definitiva e basterà coprire lo scoperto per risolvere la situazione.
Se invece è passato più di un anno dall’assegno scoperto, non basta più semplicemente sanare il debito. Bisognerà invece fare richiesta di riabilitazione presso il tribunale competente nella provincia di residenza, tramite il quale ottenere il decreto da presentare all’ufficio protesto di competenza.
La richiesta da presentare al tribunale conterrà:
- Dati anagrafici;
- Originali de Titoli protestati o copia di essi con firma del creditore;
- Domanda di protesto;
- Visura aggiornata dei protesti.
Ottenuto il decreto, bisognerà recarsi in camera di commercio allegando un documento di identità, una marca da bollo da sedici euro. Sarà prevista una tassa di otto euro per titolo di credito protestato. In caso di accoglimento della domanda, la Camera di Commercio solitamente impiega venti giorni per la rimozione dall’albo. Una volta rimossi dall’elenco, non si verrà più considerati cattivi pagatori.
In caso non ci possa o non si voglia fare domanda di rimozione dall’elenco protestati, si verrà automaticamente rimossi una volta trascorsi cinque anni dall’atto di protesto. Ciò però non comporta sempre che non si venga più considerati cattivi pagatori. Il creditore potrà intraprendere altre azioni per il recupero del credito. Esistono tuttavia alcuni istituti di credito che forniscono conti correnti per protestati e altre forme di finanziamento.